DDL subito affossato…


Abolizione Province, ddl subito affossato. Pd e governo col cerino in mano
Approda in aula la discussione del testo del ministro Delrio sulle “funzioni di area vasta” che prelude alla cancellazione. E subito viene impallinato da Forza Italia con le dimissioni della stessa relatrice di maggioranza. No anche dall’opposizione di Lega, M5S. Perfino Ncd solleva dubbi e i democratici rischiano di restare soli. Alla fine la promessa slitta ancora, mentre incombe il rinnovo di 54 amministrazioni. Che rischiamo di dover mantenere per altri cinque anni

Testo completo: IlFattoQuotidiano – 2 dicembre 2013 – Thomas Mackinson

cerino-in-manoProvince addio, lunga vita alle province d’Italia. E’ partita oggi alla Camera la discussione generale sul disegno di legge che dovrebbe abolirle, fondere i comuni e istituire le città metropolitane. Ma come d’incanto si è subito arenata. Annuncia il voto contrario Elena Centemero (Fi) che si dimette dall’incarico di relatore per la maggioranza suggellando una volta di più i nuovi squilibri del governo dopo lo strappo dei berlusconiani. Ma arriva anche il no della Lega e perfino Ncd nicchia. Nessuna apertura da M5S che parla apertamente di “farsa e finta abolizione”. Parla di “requiem” della riforma Arcangelo Sannicandro di Sel. Insomma, tutti contro il disegno di legge messo a punto dal ministro Graziano Delrio che doveva essere il primo passo verso la cancellazione, una misura transitoria in attesa di una più corposa modifica al titolo V della Costituzione. Restano col cerino in mano il Pd e il governo mentre tutta la materia sembra ormai destinata a finire sull’altro binario, non meno incerto, del prossimo, futuribile, disegno di riforma.

Qualcuno, distratto, potrebbe restare sorpreso: ma come, se ne parla da anni e siamo ancora all’inizio della discussione e con la riforma ancora in mezzo alle onde? E’ proprio così. Nonostante i fiumi d’inchiostro spesi e le promesse degli ultimi governi. Quello Letta si era dato l’obiettivo di chiudere la discussione entro la fine di gennaio. E però non si tratterà comunque della svolta auspicata, di abolizione vera e propria: per quella, questo il punto politico al momento, ci vorrà un disegno di legge costituzionale che è ancora ai blocchi di partenza. Per il momento – se l’iter andrà avanti – la riforma riduce le loro funzioni, le rende enti di “area vasta” (così dice il gergo tecnico) con funzioni di coordinamento. I consiglieri provinciali non verrano più eletti più direttamente dai cittadini, ma fra i Comuni stessi. Di più, per ora, non si poteva. Raggiungere un testo condiviso in commissione, sostiene chi è intervenuto stamattina, è stato già un calvario. Cambia qui, ritocca di là, ogni partito aveva ottime ragioni per chiedere questa o quella modifica. CONTINUA…

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